Gli affreschi della Chiesa
La decorazione ad affresco denota la partecipazione di artisti diversi i cui interventi si sono susseguiti senza interruzione dal Duecento fino alla prima metà del Cinquecento
Tra il XIV e il XVI secolo la Chiesa si è arricchita di una pregevole ornamentazione a fresco: un’articolata compagine decorativa a supporto delle partiture architettoniche, documento di particolare interessa nell’ambito della pittura lombarda ed essenziale punto di riferimento per la cronologia dell’edificio nelle sue fasi edificatorie, dal primo incremento romanico alle trasformazioni di fine Quattrocento e di metà Cinquecento. L’impressione che se ne riceve è quella di un composito e stratificato mosaico di affreschi, di ex voto realizzati da anonimi artisti che hanno alternato le immagini devozionali secondo la disponibilità e le richieste di una committenza diversificata, accostandole spesso senza un prestabilito ordine compositivo, come nel caso di altre Chiese del territorio.
Lo strato pittorico prevalentemente documentato è quello quattro-cinquecentesco, cronologicamente pertinente agli interventi di ampliamento e di adeguamento dell’impianto romanico originario ai più evoluti modelli tardo gotici padani, intonaco che si è sovrapposto o sostituito all’apparato decorativo più antico, pur presente in diverse immagini di raffinata esecuzione.
All’interno di tale complessa e diversificata stratificazione di immagini, si possono tuttavia cogliere in molti affreschi le ripercussioni e le influenze stilistiche della pittura dei più importanti artisti tardo-gotici lombardi del Quattrocento, da Bonifacio Bembo, agli Zavattari, a Cristoforo Moretti e Michelino da Besozzo.