Le Pale d'Altare

Ringraziamento alla Madonna del Rosario per la Vittoria contro i Turchi a Lepanto
La tela, collocata sopra l’altare della Cappella cinquecentesca del Santissimo Sacramento, è stata attribuita a Francesco Giugno, artista bresciano vissuto tra il 1574 e il 1621. La raffigurazione vuol essere una sorta di ringraziamento per la vittoria del contingente cristiano (composto da Spagna, Stato Pontificio e Venezia, con l’aiuto del Ducato Sabaudo e della Repubblica di Genova) che, nel 1571, sconfisse a Lepanto un’armata di 280 navi turche, arrestando così le mire espansionistiche sull’Europa dei Turchi. Al di sotto della Madonna con Bambino sono riconoscibili 6 figure attinenti ai protagonisti della battaglia: da sinistra San Carlo, il Re di Spagna Filippo II, il Papa Pio V, il comandante delle truppe Don Giovanni d’Austria, il Doge Sebastiano Venier e, ultimo a destra, il cardinal Benelli. La pala deve collocarsi giocoforza tra il 1610 e il 1620, dal momento che San Carlo fu canonizzato nel 1611.

Il Padreterno con S. Andrea, S. Carlo Borromeo, S. Agostino, S. Orsola e S. Antonio Abate
La pala, posta nella cappella in capo alla navata sinistra, è stata attribuita in base a considerazioni stilistiche, ad Antonio Gandino, artista bresciano vissuto tra il 1565 e il 1630. È caratterizzata da una composizione ritmata da un fitto gioco di sguardi: S. Andrea volge lo sguardo verso l’osservatore, S. Carlo fissa negli occhi S. Agostino, S. Orsola guarda nella direzione di S. Antonio Abate il quale, a sua volta, alza gli occhi verso il Padreterno. Il gesto di Dio, che allarga le braccia, può essere interpretato sia come un abbraccio a tutti i suoi Santi, sia come un’indicazione ai due edifici che stanno alla sua destra e alla sua sinistra. L’opera è databile dopo il 1611, data di canonizzazione di S. Carlo.

La Madonna con Bambino e i Santi Pietro e Paolo
Il terzo dipinto campeggia nel presbiterio entro una semplice cornice ed è opera di scuola lombardo-veneta. L’opera potrebbe essere riferibile all’artista Domenico Carpinoni di Clusone, vissuto tra il 1566 e il 1658, sia per questioni puramente stilistiche, sia sul versante cronologico. L’opera ci è pervenuta, purtroppo, in un notevole stato di degrado che rende complicato ogni tentativo di ulteriori approfondimenti relativi all’attribuzione e all’interpretazione stessa del dipinto.

Crocfisso con la Madonna, Maria Maddalena, S.Giovanni e le anime salvate dal Purgatorio
L’ultima pala, che troneggia sulla parete di controfacciata proprio al di sopra della porta della Chiesa, non è mai stata restaurata ed è quindi di difficilissima lettura. Lo stato della tela non è tale da poter asseverare attribuzioni perentorie, ma alcune caratteristiche potrebbero far pensare al Voltolini e al suo ambiente, mentre alcuni volti più leggibili (come quelli delle anime del Purgatorio) lasciano presupporre l’opera di un maestro più sicuro e disinvolto, quale potrebbe essere Sante Cattaneo, artista salodiano che si colloca tra il Barocchetto e il Neoclassico.